Telefono per stupende conversazioni immaginarie

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Che bellezza la seconda vita degli oggetti, terminata la vita utile inizia quella stupendamente inutile, in cui si può fantasticare. E non è meno utile della prima vita, solo ci vuole un pizzico di fantasia.

Lo sanno bene i bambini e le bambine quando per telefonare a qualcuno usano il palmo della mano, una banana, una calcolatrice o un ritaglio di cartone.

Quando qualcuno guarda questo telefono e mi chiede: “Ma adesso che te ne fai? Non può nemmeno più essere usato” io soffro. 

Vorrei dire che soffro poco ma in realtà soffro molto perché nel momento in cui si deve spiegare a cosa serve un telefono immaginario quello non riesce più a telefonare a Babbo Natale o al Coniglio di Pasqua. Si blocca, la linea è disturbata e niente, lo puoi solo usare come soprammobile. Un “ciapapuer” come diceva mia nonna. (Ciapapuer= oggetto destinato a raccogliere polvere, senza utilità alcuna)

Invece l’utilizzo migliore, per me, è usarlo per esercitarsi, almeno una volta al giorno, in brevi e stupende conversazioni immaginarie. Detto fra noi, le conversazioni immaginarie o sono stupende o niente, già abbiamo tante conversazioni reali poco brillanti che non c’è motivo di aggiungerne altre. Io provo a richiamare il Coniglio di Pasqua, prima era occupato. Vorrei proprio sapere se la città dei Conigli che ho sognato la scorsa notte è la sua città.

Il telefono è ancora da terminare, devo ripassare alcuni punti e poi dargli la vernice protettiva e rimontare il tutto. Poi riuscirà a ricevere e inoltrare chiamate ovunque, presente, passato e futuro.

Per quanto riguarda il sogno è vera verità, ho davvero sognato una città piena di Conigli enormi  e dal soffice pelo. Conigli insomma che fanno una bella vita. Erano quasi tutti bianchi, alcuni bianchi e neri, non so se la cosa ha una qualche rilevanza ma non c’era nessun coniglio marrone. E poi gatti che galleggiavano in acqua come fiori di loto, anche loro molto soddisfatti. No, non avevo mangiato la peperonata.

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