L’arte è superare ogni limite o, piuttosto, esplorare il limite?

L’atto artistico è superare i propri limiti, o piuttosto, esplorarli?
Rimanere in quel che siamo, rinunciare a fare ed essere tutto per seguire quel che ci sembra importante, quel che è il motivo stesso del respiro?

Non è forse proprio quel limite e quello sviluppo asimmetrico a regalare personalità e senso a un’opera? 
Non è forse quel punto di vista, che in automatico ne esclude altri mille, a rendere nostro e non di chiunque un lavoro? 

A volte sono proprio i limiti non scelti a dare una direzione a un lavoro. A fare nascere soluzioni e idee a cui altrimenti non avremmo pensato. 
E allora, forse, andrebbero guardati con più clemenza, come guardo la cicatrice che ho accanto all’occhio che non è bella ma è mia più di tante altre caratteristiche. I limiti, le fatiche, gli sviluppi imperfetti, fanno parte di noi tanto quanto i punti di forza e le sfolgoranti gocce di talento. 

Senza limiti diventiamo perfetti ma insipidi, poco umani, diventiamo tutto e anche niente.

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  1. Andrea ha detto:

    Se mi permetti farei una piccola osservazione. Se abbiamo un vero limite (non uno immaginario) è impossibile superarlo, provarci potrebbe diventare fonte di frustrazione. Ma per capire se un limite è reale o immaginario (magari perché qualcuno ce l’ha inculcato nella mente ) occorre esplorarlo. Purtroppo ci sono tante persone che sono state mentalmente sminuite dai genitori, dai docenti ecc. Mi ricorderò sempre quando in seconda liceo (sto parlando di tantissimi anni fa) la docente di italiano disse a mia mamma: “è inutile che suo figlio continui a venire a scuola, se le scuole differenziali ancora esistessero quello sarebbe il luogo per lui, ha un limite intellettivo, se ne deve rendere conto” .

    1. Burabacio ha detto:

      Ciao Andrea, giusta osservazione. Il mio articolo parla ancora di una cosa diversa, non di limiti “inculcati” di cui purtroppo so bene anche io qualcosa e ho dovuto faticare tanto per togliermeli di dosso. Ti faccio un esempio pratico sul disegno: a me viene naturale disegnare in un certo modo, disegno tanto figure femminili, il mio tratto non è realistico, mi piace il collage e giocare con le parole. Finché ho cercato a tutti i costi di disegnare in uno stile che non era il mio, per dimostrare di “non avere limiti” (che non sono insuperabili, magari con tanta fatica sarei arrivata a fare qualcosa di decente ma nemmeno immaginari), non riuscivo ad andare avanti, a provare gioia disegnando, a esplorare i miei temi e quel che fa di me “burabacio”. Accettando di essere portata (per stile, capacità, gusti) verso un certo tipo di disegno, di colorazione, di racconto, di arte, e dandomi la possibilità di non essere tante altre cose (ritrattista, pittrice ad olio) ho potuto esplorare i miei limiti che sono però anche le mie caratteristiche. In questo senso rinunciare di non avere limiti vuol dire concentrarmi su quel che mi piace fare, so fare meglio e verso cui provo interesse. Spero di averti spiegato meglio di che limite parlo. Ciao!

      1. Andrea ha detto:

        Certo che ti sei spiegata bene. Grazie e condivido tutto quello che hai scritto (disegno anch’io ma quasi solo disegni erotici anche molto spinti). Buona giornata da Verona.

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